LA  VALLE IMPERO  DELLA STORIA

COMINCIAMO DA BORGOMARO

Borgo di fondovalle lambito dal torrente Impero e centro di un vasto territorio con numerosi paesi che vi gravitano. Una comoda strada, costruita nel 1830, lo collega con la Statale 28 del Colle di Nava. Feudo dal 1202 di un ramo dei conti di Ventimiglia, i signori del Maro, il territorio passò nel 1455 ai Lascaris di Tenda che a loro volta lo cedettero nel 1575 a Emanuele Filiberto di Savoia, al quale non era sfuggita l'importanza della Valle del Maro, nodo nevralgico di comunicazione delle vie rnarenche.

Poche tracce permangono del temuto fortilizio di Maro Castello, punto cruciale per la difesa dell'intero feudo. La parrocchiale di Sant'Antonio Abate è stata ricostruita nel corso del XVIII secolo. Vi si trova il trittico della Salita al Calvario, opera cinquecentesca dovuta a Giulio De Rossi, proveniente dalla chiesa di San Nazario e Celso. Quest'ultima si trova non lontano dall'abitato, immersa in un suggestivo ambiente agreste. La chiesa è a tre navate sostenute da colonne e capitelli squadrati in pietra nera. A Conio l'antico castello dei conti di Ventimiglia è stato restaurato recentemente ed è oggi un centro culturale molto utilizzato per mostre e manifestazioni. La sua posizione è strategica: dal piazzale si presenta una vista strepitosa su tutta la valle del Maro. Qui, la chiesa parrocchiale è stata ricostruita su progetto di Giacomo Marvaldi. Ben più antica la chiesa di San Maurizio con un alto campanile a torre di ambito romanico, unica testimonianza della sede più antica del paese. La chiesa di Ville San Pietro è opera di Francesco Marvaldi, e funge da centro unificatore di tutte le varie borgate che compongono l'abitato. Lo stesso ruolo viene svolto dalla chiesa seicentesca di Ville San Sebastiano.Candeasco è un centro di grande importanza, in quanto ha dato i natali ad una dinastia di architetti e stuccatori. Si conosce soprattutto la sequenza dei Marvaldi, da Giovanni Battista, a Giacomo Filippo, a Francesco Maria, ad Antonio Filippo... protagonisti della vita architettonica del Ponente ligure dal XVII a tutto il XVIII secolo. Nei pressi di Candeasco si trova il convento dei padri francescani, oggi ricovero. Il complesso risale invece al XVII secolo ed ha una chiesa ricca di opere d'arte. All'imbocco della valle del Maro si trova Santo Lazzaro Reale, centro legato alla viabilità antica, nei pressi di un importante ponte tardomedievale. All'interno della parrocchiale seicentesca si trova un trittico di Pietro Guido da Ranzo.

Durante i primi tormentati periodi del cristianesimo, dove precedenti insediamenti romani avevano diffuso saldi riti pagani, Nazario e Celso evangelizzatori, risalirono la vallata dell’Impero attraversando il centro più importante della valle del Maro.

Intorno all’anno Mille i suoi abitanti edificarono una monumentale chiesa dedicata ai santissimi. Oggi la chiesa si presenta nella sua maestosa e ripresa struttura, dalle colonne in pietra nera a delimitarne le navate e con i portali esterni degni di estremo interesse.

L’abitato, disposto lungo il torrente, è un ridente complesso urbanistico, a riferimento delle molte frazioni che, tra tornanti spezzati nel verde, si aprono ad angoli di storia e cultura.

I caratteristici frantoi, azionati dal torrente Impero testimoniano la puntuale tradizione olearia che fece del comune un prospero centro di scambi commerciali con il vicino Piemonte.

Alcune rovine del “castrum macri” a Muro Castello, il più antico insediamento, rendono l’idea della solida fortificazione a protezione della valle.

La “Villa dei Pellegrini” rivive nella frazione S. Sebastiano, da cui si accede a Villa S. Pietro, luogo natio di Pietro Vincenzo Mela, cui tanto si deve per le migliorie dei procedimenti di lavorazione dell’olio nella fase della lavorazione delle olive.

Risalendo ancora la panoramica via, accattivati dalla stupenda visone di paesaggi, da Passo del Maro al Colle d’Oggia, si giunge a Conio, felice borgo montano, vicino alle sorgenti dell’Impero.

Sulla sommità del paesino, i resti dello strategico Castello dei Conti di Ventimiglia e, a valle dell’abitato, la chiesa di S. Maurizio che conserva il campanile dell’originaria costruzione romanica.

Mulattiere, acciottolati e cornici naturalistiche, completano lo stupendo patrimonio della Valle del Maro, che riporta alla mente una dura civiltà contadina, che ha tramandato l’arte della coltura delle olive “taggiasche” interpreti indiscusse di una produzione sopraffina ed unica di extravergine ligure.

 

AURIGO


Il borgo si estende su un terrazzo naturale in vista dell'alta Valle del Maro, alle pendici del Monte Guardiabella.

Feudo dei conti di Ventimiglia, passò in parte ai loro eredi, i Lascaris di Tenda ed infine con Emanuele Filiberto nel 1575, entrò a far parte dei domini sabaudi. Rimase tuttavia importante il ruolo di un ramo dei Ventimiglia, divenuti poi Ferrero De Gubernatis , che ottennero di poter avere diritti su Aurigo come feudatari dei Savoia.

Con ogni probabilità l'abitato originario si estendeva più in alto, vicino alla chiesa di Sant'Andrea, antica chiesa medioevale dotata di strutture attribuibili entro il XII secolo, anche se il vano principale è stato ricostruito in epoca barocca. Di notevole interesse è il campanile che potrebbe essere la derivazione di una torre del sistema difensivo della Valle del Maro.

La chiesa parrocchiale della Natività è stata progettata da Giacomo Filippo Marvaldi. La presenza dei conti di Ventimiglia è poco leggibile, se non nei resti del palazzo Lascaris, impreziosito da bei portali. La pietra è protagonista anche nei soproporta scolpiti che si trovano lungo la via principale, testimonianza di un passato di prestigio. A poca distanza dall'abitato, su di un bel piazzale reso suggestivo dai resti di antiche colonne, si trova il santuario di San Paolo, di origini medioevali, ma ricostruito nel XVI secolo. La facciata è abbellita da un portale del 1604. All'interno si può ammirare un polittico raffigurante San Paolo tra i santi Andrea e Pietro, dovuto alla mano di Giulio De Rossi, appartenente ad una famiglia di pittori di origine fiorentina trapiantata in Liguria occidentale. L'opera è datata al 1569. Si tratta di una delle principali emergenze storico-artistiche di un Comune assai ricco di presenze culturali significative.

CHIUSANICO


Il borgo è adagiato lungo un tratto di costiera che degrada dolcemente dal Pizzo Montin (953 m), panoramica anche la posizione di Gazzelli è quella di Torria che domina dall'alto di un terrazzo incombente sul fondovalle.
In epoca medioevale Chiusanico era il centro principale della Castellania di Monte Arosio.
Appartenne ai vescovi di Albenga, quindi fu ceduto ai Doria e successivamente ai Savoia.
Recenti ricerche storiche asseriscono che la famiglia di Cristoforo Colombo qui abbia avuto le proprie origini e che qui sia nato il navigatore.
L'olivicoltura rimane l'attività più importante; nel fondovalle si e venuta a sviluppare negli ultimi anni una notevole attività industriale e commerciale.
 

CESIO

L'abitato sorge lungo la vecchia strada del Colle di Nava in posizione panoramica sul fianco sinistro della valletta del rio Tresenda. Centro minore di una valle laterale al Maro, ha visto il lungo dominio dei Doria, dei quali è rimasto feudo anche dopo la vendita di Oneglia e del Maro ai Savoia (1575-1576). La sua ubicazione, che domina l'intera valle e il sovrastante Passo di San Bartolomeo, ne ha determinato l'importanza strategica; si ricorda a questo proposito un sanguinoso scontro avvenuto il 6 maggio del 1800 tra Austriaci e Francesi, che sconfitti dovettero ripiegare su Nizza.

La chiesa parrocchiale di Santa Lucia ha un aspetto barocco, ma conserva l'antico fonte battesimale quattrocentesco. Nella frazione di Arzeno la chiesa parrocchiale è affiancata dall'oratorio. Hanno in comune il campani le in pietra, attraversato da un portico; con ogni probabilità derivazione di una torre di avvistamento. Dal vicino e monumentale palazzo Thomatis c'è un accesso diretto in chiesa. Da segnalare anche la frazione di Cartari, su di uno sperone collinare immerso tra i boschi, già a strapiombo sulla valle Arroscia.

Particolarmente suggestivo l'ambiente naturale tra prati, filari di vigne, boschi di querce. Dal piccolo abitato del Colle di San Bartolomeo si domina con un magnifico colpo d'occhio la Valle Impero e la Valle Arroscia.

L'economia si basa sull'olivicoltura e sulla viticoltura, in misura minore sulla pastorizia.

LUCINASCO

Adagiato su di uno sperone collinare che domina l'alta valle del torrente Impero, colpisce per la sua posizione molto panoramica ed i folti oliveti che lo circondano.

Centro importante del territorio del Maro, dai conti di Ventimiglia passò ai Lascaris e quindi ai Savoia nel 1575. Ha due frazioni, Case Moline di fronte a Santo Lazzaro Reale e Borgoratto, prossima a Chiusavecchia. Numerosi sono i monumenti che rendono interessante Lucinasco. La parrocchiale dei Santi Stefano e Antonino, ricostruita all'inizio del Settecento, conserva all'intero numerose opere d'arte di pregio. Il Museo di Arte Sacra ricavato nell'oratorio è intitolato alla curiosa figura dello scultore locale Lazzaro Acquarone, un commerciante di panni attivo a livello artistico tra XVI e XVII secolo. Vi sono anche opere notevolissime, come il Compianto sul Cristo Morto, costituito da una serie di statue lignee di fine Quattrocento. Non manca una completa sezione etnografica, costituita da casa contadina e da ricostruzioni di frantoio, laboratori e cantina. Al di fuori dell'abitato si trova la chiesa di Santo Stefano, sita nella posizione originale di insediamento. Il paesaggio qui è incantevole, con lo stagno nel quale si rispecchiano chiesa ed alberi. Isolata tra i boschi è poi il santuario quattrocentesco della Maddalena, una raffinata architettura esaltata dalla bellissima vegetazione che la circonda. La presenza di frantoi determina una buona produzione di olio e di alcuni prodotti come le olive in salamoia. Nei pascoli si pratica l'allevamento del bestiame e l'apicoltura.
 

PONTEDASSIO


La sua storia si identifica con quella di Oneglia e di Bestagno; un feudo che , dalla giurisdizione del vescovo di Albenga, passò prima ai Doria e poi ai Savoia. Prese il nome da un ponte di "assi" oramai scomparso presso un frantoio. Fu capoluogo della Castellania di Bestagno. Nella parrocchiale, ricostruita nel 1880, è conservato un trittico del 1503 di Luca Baudo di Novara.
Pontedassio e la vallata rimasero prevalentemente sotto il governo del Vescovo di Albenga, fino a quando, dopo numerosi disordini legati a contrasti fra le varie potenze locali, venne venduto alla famiglia Doria, alla fine del Duecento, ed in seguito ai Savoia, nel 1576.

Il borgo ebbe il suo periodo di maggiore attività economica nel XIX secolo, con un notevole incremento dell’attività olearia e con la costruzione del Molino Agnesi, (oggi abbandonato) ad opera dell’omonima famiglia.

In seguito si trasferì ad Oneglia, dove aprì il primo pastificio nel 1890, assicurandosi così la supremazia in questo settore di mercato.

Vi consigliamo di chiedere indicazione per la pasticceria, dove troverete i rinomati “biscotti di Pontedassio”, specialità locale, preparata ancora seguendo la ricetta ottocentesca, che vuole dopo una prima cottura che la pasta sia rotta a mano e nuovamente infornata per completare la biscottatura.
 

CHIUSAVECCHIA

Di origini antichissime, nasce come borgo rurale sul fondovalle del torrente Impero. Baluardo Bizantino, fu fondato dai longobardi nel VII secolo. Deve il suo toponimo ad una "chiusa" o "clusa" costruita proprio nei pressi del ponte e che provvedeva al funzionamento dei mulini costruiti nella zona.

Il nucleo originario sorto in posizione strategica lungo il torrente Impero in epoca Medioevale, è visibile tutt’oggi.
Chiusavecchia è sempre stato un centro agricolo le cui vicissitudini seguirono quelle della Valle Impero.

Fu di proprietà della circoscrizione feudale della Castellania del Monte Arosio seguendo le stesse vicissitudini delle altre località della zona: divenne in seguito possesso dei Vescovi di Alberga. Successivamente, passò ai Doria che cedettero nel 1576 al Duca di Savoia Emanuele Filiberto. Feudo poi del conte Cernusco di Torino, procuratore generale delle finanze. In seguito Carlo Emanuele assoggettò Chiusavecchia al segretario di stato, il Conte Gregorio Giovannini e dal 1675 ai Thomatis, originari di Caravonica. Con questi atti la Valle d’Oneglia entrò a far parte degli stati sabaudi fino alla proclamazione del Regno d’Italia. Solo verso il 1900 divenne libero comune.

Tra le numerose battaglie che Chiusavecchia dovette affrontare trova senz’altro memoria il 1692, anno in cui fronteggiò e vinse contro i francesi. Questo importantissimo episodio trae anche testimonianza nell’opera del “Poeta Pellegrino”, un poeta chierico, originario di questi luoghi che celebra le eroiche imprese di quanti presero parte a questa lotta, nel poema “De classe gallica vallis unenhiensis triumphus”. Gesta gloriose degli uomini che, grazie al coraggio e alla forza d’animo, seppero difendere queste terre. Di questo rilevante e misterioso personaggio non si sa praticamente nulla, ma a Chiusavecchia è stato deciso di intitolargli la via principale del paese.

Di particolare interesse architettonico è il Santuario della Madonna dell’Oliveto. La cappella, rivela un’origine medievale nelle tre asbsidi con comici in pietra e nelle porte laterali con architravi a mensola.

La sua edificazione avvenne, presumibilmente, tra il XIII e il XIV secolo e fu successivamente modificata aggiungendo una sacrestia, un prezioso altare maggiore realizzato in marmo e fu modificato il soffitto originariamente a capriata divenne a volta.

CARAVONICA

Adagiata lungo le pendici che si innalzano fino al Colle di San Bartolomeo, valico verso la Valle Arroscia, Caravonica fu per lungo tempo feudo minore dei conti di Ventimiglia che costruirono uno dei loro castelli nella parte alta del paese. La chiesa più antica è senza dubbio quella di San Michele, databile intorno all'XI secolo, ma della quale oggi non rimane che qualche rudere. Oltre alla parrocchiale tardoseicentesca, a Caravonica si può ammirare il santuario di Nostra Signora delle Vigne, isolato ai margini dell'antica strada "marenca". Le sue origini sono leggendarie. Pare che la statua miracolosa sia stata collocata su un sacro pilone nel 1588. Le strutture del santuario sono state completate nel 1740. La decorazione è un trionfo di stucchi, realizzati nel corso del XVIII secolo da Francesco Maria Marvaldi e dal ticinese Gio Andrea Casella. L'impianto decorativo è completato dal dipinto murale a soggetto mariano di Francesco Carrega, originario di Porto Maurizio. Davanti alla chiesa si trova ancora una casa di accoglienza per pellegrini, costruita nel 1653. La frazione di San Bartolomeo d'Arzeno, collocata in posizione dominante, è sempre stata legata al passo montano soprastante. La chiesa fin dal Medioevo dipendeva dai Cavalieri di San Giovanni, poi noti come Cavalieri di Rodi o Cavalieri di Malta. Costoro erano particolarmente operosi in Liguria per l'assistenza ai pellegrini presso i passi alpini ed i porti. La parrocchiale di epoca barocca conserva qualche traccia dell'edificio preesistente. L'economia del paese si basa sull'agricoltura: olivicoltura e viticoltura; quest'ultima offre una discreta produzione di vermentino e dolcetto. Può essere molto piacevole una passeggiata tra le antiche vigne, in un distretto enologico che conserva antichi vitigni ed una tradizione secolare.