BORGOMARO (Capoluogo)

CANDEASCO

CONIO

MARO CASTELLO

SAN BERNARDO DI CONIO

SAN LAZZARO REALE

VILLE SAN SEBASTIANO

VILLE SAN PIETRO
 


BORGOMARO (Capoluogo)

Borgomaro, centro principale della valle del Maro, trae le proprie origini dal più antico abitato posto sulla vetta della collina nell'area del castello. 

Esso possiede un impianto urbano che non si ritrova nelle località limitrofe. Il suo tessuto e infatti un preciso reticolato ortogonale, con le case allineate a più ordini sino in riva al torrente, dove, in prossimità del ponte principale, si apre la piazza con la chiesa, dedicata a Sant'Antonio. Essa ospita un polittico di pregevole fattura, opera di Guido da Ranzo, le statue in legno di Sant'Antonio e San Rocco e il pulpito in marmo policromo di stile barocco. 

Esternamente, su un lato della parrocchiale, si aprono archi e loggiati con colonne in pietra, forse provenienti dal primitivo edificio religioso fondato nel torrente. 

Diversi palazzi, affacciati sulle contrade e conservanti le antiche strutture, testimoniano ancora oggi la ricchezza di un tempo. I lavatoi pubblici, ancora in funzione, disposti lungo un vicolo e ricavati su un ampio canale che attinge l'acqua direttamente dall'Impero, sembrano interpretare spazialmente l'importante contenuto di comunicazione sociale dell'uso collettivo dell'acqua. 

Alcuni antichi frantoi, "i gumbi", con le vasche di decantazione degradanti sin sull'acqua, rimangono a testimonianza di una secolare attività agricola esercitata dalla locale popolazione. Proprio nei tradizionali frantoi o presso i singoli produttori si può degustare ancora oggi dell'ottimo olio extra-vergine ottenuto con metodi tradizionali di spremitura delle olive. 

Su antica ricetta vengono preparati gustosi dolci quali pane di "San Rocco" e "baxin" al delicato aroma di finocchio selvatico. 

CANDEASCO

Su di un pendio che è fra i meno ripidi di tutto l'alto bacino dell'Impero, ben esposto al sole, si erge Candeasco, piccolo e grazioso borgo, che sino al secolo scorso si raggiungeva solo attraverso mulattiere. Vuole la tradizione che fosse diviso in 16 ville dove si annidavano i "bravaccioni" circondati da una numerosa popolazione che fu poi decimata da guerre, carestie, epidemie ed emigrazioni. Il passaggio di San Bernardino da Siena e le sue predicazioni in particolare proprio a Candeasco hanno ispirato l'intitolazione della chiesa parrocchiale di origine medioevale, ma completamente rifatta in epoca barocca. Del primitivo edificio quattrocentesco si conservano in abbondanza rocchi di colonne e capitelli sparsi dovunque nella piazza e nelle vie a guisa di sedili o come arredi minori. Fuori paese si trova la cinquecentesca cappella dei Melissano con un'interessante sovrapporta in rilievo rappresentante l'Annunciazione. A poca distanza dalla cappella vi è il caratteristico oratorio di N.S. degli Angeli di tradizione barocca, con portico a sedile che fronteggia l'ingresso, opera dell'architetto G.B. Marvaldi. La famiglia degli architetti Marvaldi, famosi nell'imperiese per la loro architettura chiesastica barocca, è originaria di Candeasco. L'operato degli architetti, che va dagli inizi del XVII secolo fino alla fine del XVIII, si esprime agli albori nella semplicità del suddetto oratorio, raggiungendo la sua massima espressione nella chiesa parrocchiale di Cervo. Questa località ci offre un prelibato dolce locale, "la bugia". Esso viene preparato per tradizione dalle donne del posto con soffice e morbido impasto, amalgamato sino a diventare trasparente, fatto saltare nel genuino olio di oliva bollente e infine cosparso, a doratura avvenuta, con zucchero e limone. Si ricorda ancora che, in loco, viene prodotto in abbondanza il citato olio extra vergine di oliva. 

 


CONIO

Conio, a 650 m. di quota, è il più alto insediamento della valle. L'abitato presenta importanti tracce della storia medioevale, di cui il campanile rustico in pietre squadrate e le navate, formate da archi e da colonne in pietra nera della chiesa di San Maurizio, sono la massima espressione. La chiesa e rimasta ad indicare forse anche la sede originaria dell'abitato di Conio, successivamente trasferito sul crinale più alto nei pressi del castello. Quest'ultimo, trasformato da roccaforte in palazzo dei conti di Ventimiglia, fu incendiato durante l'ultima guerra ed e attualmente in fase di restauro e ricostruzione da parte della Soprintendenza ai beni ambientali e culturali per la Liguria e conserva parti delle strutture murarie perimetrali in blocchi di pietra squadrata. La forma del tessuto edilizio dell'abitato risente del complesso incrocio di strade che si diramano in basso verso Borgomaro, in direzione di Poggialto è verso il passo di San Bernardo di Conio . A Conio, dove si trovano diverse fontane, è visibile anche uno dei più interessanti lavatoi della valle. Sistemato in un profondo vano esso è formato da una grande vasca quadrata agibile da ogni lato, con lastroni di ardesia. La sua forma raccolta evidenzia nella copertura in pietra il carattere montano dell'abitato legato, attraverso il Monte Grande, alle più estese aree della transumanza di tutto il ponente ligure, dal Roia al Tanaro. Negli orti, siti sotto il paese e abbondantemente irrigati, si coltivano i gustosi e rinomati fagioli bianchi di Conio, disponibili presso tutti i locali produttori. 

 

 

 


 

MARO CASTELLO

Il piccolo borgo di Maro Castello sorge a ridosso del capoluogo. Se già intorno al 1600 il feudo "collem de castro Macri" non avesse perso l'importanza economica e sociale propria dei centri curtensi, a vantaggio del paese di fondovalle, Borgomaro, si potrebbe ammirare il castello del Maro. Esso fu in tempi diversi possesso dei conti di Ventimiglia, degli Angioini di Francia, dei Lascaris di Tenda, dei Savoia e dei Doria. Il castello fu definitivamente distrutto nel XVII sec. dai genovesi in lotta contro i Savoia. Purtroppo, ai giorni nostri, non rimane che un misero rudere soprastante le attuali case, la grande piazza della chiesa e la fontana con lunghi lavatoi ed abbeveratoi su ambo i lati. Nel "prato della corte", tuttora agibile e accessibile dalla strada, aveva sede il tribunale e si amministrava la giustizia. I condannati a morte venivano sepolti nella sottostante cappella di San Rocco in una tomba comune, come ricordato da una scritta latina. A Maro Castello, come in tutte le altre frazioni, si può degustare ottimo olio extra vergine d'oliva, presso i piccoli produttori locali. 



 
 

SAN BERNARDO DI CONIO

Il piccolissimo villaggio di San Bernardo di Conio è adagiato sul crinale orientale che scende dal Monte Grande. Esso è composto da un gruppo di casolari di costruzione relativamente recente, disposti tra gli alti crinali della valle Argentina e lungo l'importante strada di collegamento col Piemonte. Essa è già presente in un'antica cartografia della contea di Tenda, quale via di collegamento tra l'imperiese ed il basso Piemonte occidentale. Una lapide nell'abitato ricorda "la battaglia di Monte Grande", dell'ultima guerra. San Bernardo e legato completamente al turismo minore, in costante affermazione, che contribuisce alla vita di questa valle. Nei suoi prati crescono molte varietà di fiori protetti: genziana, genzianella, viola, margherita, lavanda e tulipano dei monti, mentre nei suoi boschi si raccolgono ottimi funghi. Su questi crinali ondulati si possono ancor oggi ammirare numerose costruzioni rustiche, quadrate o tonde, con le pietre a secco disposte in modo da avvicinarsi sempre più verso l'alto fino a combaciare, tipiche della valle del Maro: le "caselle", costruite dai pastori come riparo per loro e per gli attrezzi. La casella, il caruggiu, il gumbo, la mulattiera, il sentiero: simboli della nostra storia, storia di un mondo rurale che può e vuole ancora fare storia con la sua gente tenace e fiera, i suoi luoghi tranquilli, il profumo della sua terra, il verde intenso dei boschi, dei pascoli e dei prati e... con i suoi ottimi prodotti locali. 


 

SAN LAZZARO REALE

San Lazzaro Reale sorge alla confluenza fra il rio Tresenda. e l'Impero che in questo punto piega ad occidente, dando origine alla Valle del Maro, alle cui vicende storiche il borgo fu sempre legato, come si evince dall'aggettivo "Reale", probabile ricordo della dominazione dei Savoia.. Tipico paese ligure arroccato su di un pendio, fu il crocevia delle antiche mulattiere che, risalendo da Oneglia, si diramavano con percorsi di fondovalle e di crinale verso il Piemonte e gli altri nuclei abitati della valle. Proprio su due di queste direttrici vanno ricercati gli impianti edilizi tardo - medioevali più antichi che ebbero funzioni commerciali e successivamente ospitarono attività di trasformazione. Il suo monumento più importante è un ponte romanico, a due campate, risalente alla fine del sec. XV, in buono stato di conservazione. La chiesa parrocchiale, rifatta nel corso del Seicento, conserva, all'interno, un trittico raffigurante la Madonna col Bambino, attribuibile alla bottega dei pittori Guidi da Ranzo, risalente al sec. XVI. Le risorse economiche sono costituite dall'agricoltura, dalla tipica attività di trasformazione delle olive nei frantoi oleari e, non ultima, dall'attrattiva che esercita la specialità gastronomica del luogo: le anguille. 

 



VILLE SAN SEBASTIANO

La frazione di Ville San Sebastiano ha origine da un insediamento rurale minore a carattere sparso. Entro i suoi confini si trova la chiesa matrice dei SS. Nazario e Celso che tutt'oggi ne e la parrocchiale. Trovandosi, pero, questa Chiesa alquanto discosta dall'abitato, funziona in questo luogo una chiesa succursale, dedicata a San Sebastiano, di origine quattrocentesca e rifatta in periodo barocco. Il campanile rimane a lato ed e diviso in due tronconi: alto e semplice il primo, basamentale, con lesene angolari il secondo. L'emergenza, in tinta chiara, fa spicco tra il verde – argenteo degli ulivi e ben s'impone a chi transita lungo la strada provinciale da valle a monte e viceversa. Dall'abitato una strada ripida sale al santuario della Madonna della Neve presso il quale, di notte, alla vigilia della festa è tradizione che i giovani accendano un grosso falò. La cappella ospita una pregiata statua seicentesca in marmo, raffigurante la Madonna col Bambino. La principale ricchezza è stata ed è ancora la coltivazione dell'olivo: le numerose piante sono sostenute da muri a secco, costruiti a sostegno delle fasce, scavando la terra dalle fessure della roccia e trasportando a spalle tutte le pietre necessarie alla colossale costruzione. Tale coltivazione, non essendo più sufficiente, è stata integrata, decenni or sono, dall'allevamento del bestiame, praticato in modo intensivo. Fu consuetudine raccogliere tutti i capi sulla piazza il giorno seguente la festa di San Sebastiano per una benedizione propiziatrice. 

 


VILLE SAN PIETRO

Ville San Pietro si trova su un declivio alle falde del Monte Moro, esposto al soffio dei venti di tramontana. Caratteristici sono i diversi oratori costruiti in antica data, uno per ogni borgata; alcuni di essi sono dotati di portico per il ristoro ed il riparo dei fedeli, anticamente congregati in confraternite. Questo piccolo paese ha dato i natali ad illustri inventori, quali Francesco Mela fu Giovanni che nel 1897 impiantava due macchine tipografiche stampando manifesti e moduli per le parrocchie ed i comuni di Ville San Pietro, Ville San Sebastiano , Carpasio, Vasia, Rezzo, Aurigoe Conio; Giacomo Maria Vescino ricordato per la manifattura di orologi pubblici e, come dice la tradizione, per la costruzione dell'artistico orologio dei "quattro cuori" di Mondovì. Fu merito di un artigiano di Ville San Pietro l'aver escogitato per primo in Italia il sistema, ancora in uso, di lavare le sanse delle olive, permettendo di aumentare notevolmente la produzione olearia. Copiose sono le acque sorgive, come la "Lovara", estesi i pascoli e i prati ove vengono raccolte lavanda e menta per essere distillate, e gli oliveti, intercalati da zone boschive coperte da castagni e querce dove i cacciatori trovano selvaggina stanziale e, nei mesi autunnali, ottimi funghi porcini. In occasione delle feste pasquali non manca mai sulle tavole la gustosa torta di riso e verdura locale. Praticato ancor oggi è il gioco del pallone elastico, su vecchissima licenza rilasciata da Sanremo per usufruire del tetto della chiesa quale obbligatorio punto di rimbalzo della palla in fase di "battuta".